Scomparso lo stereotipo “gli psicologi urano i matti!”, andare dallo psicologo non è più un tabù. Nostra alleata, in questo senso, la televisione che, introducendo in vari talkshow psicologi e psichiatri, ha favorito l’attribuzione di maggiore familiarità a queste figure professionali in passato viste con diffidenza.
Spesso capita che genitori chiedano una consulenza psicologica per questioni che riguardano la vita quotidiana e l’educazione dei loro figli. Talvolta sono preoccupati da sintomi evidenti quali paure, ansie, tic, mal di testa o mal di pancia non spiegabili organicamente, problemi alimentari, del sonno o difficoltà scolastiche; altre volte sono loro stessi in difficoltà nella gestione delle regole o sulla scelta di uno stile educativo che non sempre mette d’accordo mamma e papà.
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Riconoscere che il proprio figlio ha un problema non è semplice, e ancor meno lo è ammettere che non è possibile aiutarlo scontrandosi quindi con un proprio limite e decidere di rivolgersi ad uno specialista al quale affidarsi.
Donald
Winnicott, psicoanalista inglese di formazione pediatrica, ha
liberato la figura materna e i generale i genitori, dall’incombenza
di dover essere perfetti per non causare traumi alla propria prole.
Secondo Winnicott, per essere genitori sufficientemente
buoni
bisogna essere spontanei e autentici, in grado di trasmettere
sicurezza e amore anche quando preoccupati e stanchi, rispondendo
adeguatamente ai bisogni del figlio. Genitori imperfetti, ma sani e
affettivamente presenti.
Non sempre tutto questo, per quanto possa sembrare semplice, in realtà lo è.
Può ad esempio capitare di non provare immediatamente amore per i propri figli, non sentirsi di allattarli o non riuscire a smettere di fumare in gravidanza; amare è una faccenda delicata e non un semplice istinto.
E’ importante che questo si dica poichè a fronte dello stereotipo che avvolge la genitorialità, e la maternità in particolare, quando una persona vera vive delle difficoltà nell’affrontare il ruolo genitoriale, c’è il rischio che si senta sbagliata e sola, laddove è in realtà solamente un essere umano.
John Bowlby, psicologo e psicoanalista britannico esperto degli aspetti che caratterizzano il rapporto madre-bambino e dei legami affettivi all’interno della famiglia, scrive: “impegnarsi a fare i genitori significa mirare in alto“.