I
Disturbi dell’Apprendimento comprendono il Disturbo
della Lettura, il
Disturbo del Calcolo
e il Disturbo
dell’Espressione Scritta
ovvero, Dislessia, Disortografia, Disgrafia e Discalculia.
Ognuna di queste difficoltà può essere diagnosticata quando i risultati conseguiti nell’ambito in oggetto (lettura, scrittura o calcolo), misurati da test standardizzati e somministrati individualmente, sono sostanzialmente al di sotto di quello che ci si aspetta per l’età della persona, la sua intelligenza (sempre misurata con test standardizzati) e un’istruzione appropriata all’età.
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In generale, lo sviluppo dei bambini con queste difficoltà è normale, e fino a quando non viene chiesto loro di leggere, scrivere o eseguire compiti matematici, essi non presentano problemi sociali specifici. Il loro imbarazzo per il fatto che non sono in grado di fare ciò che altri bambini riescono a fare facilmente può a quel punto interferire nelle relazioni sociali, e il ripetuto imbarazzo provato può portare a problemi di autostima, di comportamento o emotivi.
Spesso
i DSA sono presenti insieme ai Disturbi
da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI o ADHD);
a volte però vengono confusi tra di loro in assenza di una corretta
diagnosi.
Cosa
si intende per attenzione? “Chiunque sa cosa sia l’attenzione. E’
la mente che prende possesso, in forma chiara e vivida, di uno solo
tra i vari oggetti o le varie catene di pensieri simultaneamente
possibili.” (William James, 1890)
L’attenzione è un processo psicologico che permette alle persone di essere selettivamente consapevoli di una parte o di un aspetto dell’ambiente sensoriale e di rispondere in modo selettivo ad una classe di stimoli. Un disturbo dell’attenzione può manifestarsi con una facile distraibilità, difficoltà nel portare a termine i propri compiti o a concentrarsi su un lavoro. Alcuni comportamenti possono richiedere poca , o anche nessuna attenzione, ma proviamo a pensare a quale può essere la conseguenza di un deficit d’attenzione per un bambino che deve fare i compiti. Il viso rivolto al libro, l’impossibilità ad eludere il rumore del traffico che proviene dalla strada vicina, il pensiero che non riesce a scostarsi dal desiderio di incontrarsi con gli amici appena finito di studiare, la preoccupazione per il temuto insuccesso dell’indomani in classe e conseguentemente il desiderio di fuggire da quella tortura, volendosi alzare continuamente dalla sedia trovando mille scuse pur di non stare lì fermo a subire una situazione che non si sa gestire; e allora l’adulto che si arrabbia, rimprovera e talvolta castiga pensando che principalmente pigrizia e indolenza siano la causa di quel comportamento e alimentando così involontariamente questo ciclo di frustrazioni e stress. Studiare a casa può quindi essere occasione di intensa conflittualità per la famiglia e di forte stress, oltre che per il bambino, anche per il genitore che si trova costretto ad esercitare un ruolo che non è prettamente il suo e che sottrae, inoltre, spazio per attività piacevoli da condividere con il proprio bambino. Affidarsi a un tutor per l’acquisizione di un buon metodo di studio e di strategie utili ai fini dell’apprendimento è il miglior metodo compensativo, poiché consente di studiare con maggior facilità veicolando il lavoro scolastico all’interno di una relazione interpersonale dove l’adulto ha la necessaria formazione per essere attento anche alle delicate dinamiche psicologiche in gioco (autostima e autoefficacia).