Cibo e dipendenza
Le Nuove Dipendenze sono quelle nelle quali l’oggetto dal quale si dipende è un’attività o un comportamento di per sé socialmente accettato e lecito. Tra queste possiamo annoverare la dipendenza da Cibo, dal Gioco d’Azzardo, da Internet, dallo Shopping, dal Lavoro, dal Sesso e dalle Relazioni Affettive. Per la maggior parte delle persone queste attività rappresentano parte integrante del normale svolgimento della vita quotidiana, ma per alcuni individui possono assumere caratteristiche patologiche.
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Non
è immune da queste dinamiche anche la fonte di soddisfacimento di
uno dei nostri bisogni primari: il cibo. Il
latte materno non è solo un alimento, ma si pone alla base
dell’intelaiatura delle relazioni di appagamento e benessere
individuale. Il rapporto genitore-figlio durante l’allattamento
definisce e imposta l’equilibrio tra esigenze personali che
costituirà la base della socializzazione primaria. Il cibo fin dalla
nascita può essere gratificazione, relazione, sicurezza e poi nel
tempo assumere connotati di memoria e identità, negli anni verrà
investito di un significato in relazione al modo in cui è stato
ricevuto. Nell’adolescenza esso assume i connotati
dell’emozionalità: ad esempio il rifiutarsi di mangiare o di stare
a tavola assume il significato di rifiuto-ribellione nei confronti
del sistema familiare. Le proiezioni sul cibo sono molteplici: può
essere considerato tossico o curativo, può suscitare timori,
diffidenza, fobie, può consolare, calmare, eccitare, generare
rifiuto o dare, appunto, dipendenza. L’avvento
dell’industrializzazione e del benessere ha fatto si che il cibo
non sia più vissuto come un bisogno per la sopravvivenza e le
proiezioni l’hanno trasformato in esperienza emozionale e simbolica
facendo esplodere patologie del comportamento alimentare. Anoressia e
bulimia sono inserite tra le patologie psichiatriche, così come il
disturbo da episodi di iperalimentazione compulsiva (Binge eating
disorder) e più recentemente, sono state prese in esame nuove forme
di disturbi alimentari come l’ortoressia, ovvero una forma di
attenzione abnorme alle regole alimentari, alla scelta del cibo e
alle sue caratteristiche. L’alterato rapporto con il cibo può
esprimersi anche con l’instaurarsi di una vera e propria
dipendenza. Sostanzialmente
la dipendenza da cibo si definisce quando la persona desidera il cibo
in maniera continua e intensa, ma di fatto la gratificazione durante
il pasto non è soddisfacente, anzi diviene fastidiosa per il dolore
addominale, la vergogna e il peggioramento dell’umore e dei livelli
d’energia dopo i pasti, magari con l’insorgere di sonnolenza.
Inoltre, la persona in questa condizione si trova a pensare da una
parte a consumare il cibo come se fosse la cosa più gratificante
della sua giornata, dall’altra a coltivare l’intenzione di
eliminare il cibo dalla sua quotidianità, o meglio il pensiero del
cibo. In alcuni momenti si può stabilire un cortocircuito mentale
con l’idea che l’unico modo di sfuggire a questa ossessione per
il cibo sia quello di mangiare. Vi sono casi in cui le persone
comprano il cibo di nascosto, lo portano sempre con sé e lo
consumano segretamente. Altri casi in cui, la lotta tra appetito e
propensione al controllo (laddove in realtà il controllo è perso) è
compensato da esercizio fisico, condotte d’eliminazione o altro. L’alterato
rapporto con il cibo, vissuto in maniera eccessivamente urgente e
intensa, si può esprimere nei seguenti modi: